Il matrimonio con rito ortodosso è un sacramento, ma diversamente da quello cattolico occorrono meno documenti. Infatti, serve solo il certificato di battesimo e non è previsto un corso di preparazione prematrimoniale.
Anche in questo caso è necessario contattare, tempo prima, il pope ovvero il pastore di chiesa e conoscere le modalità della preparazione religiosa: quante volte vuole incontrare la coppia, se accetta testimoni, che devono essere battezzati o meno ed altri aspetti.
I matrimoni ortodossi non si celebrano mai mercoledì, venerdì ed alla vigilia di alcune feste.
Per i matrimoni misti, dove uno è cattolico e l’altro di confessione ortodossa entrambi devono essere battezzati e cristiani. Il pope però deve chiedere ed ottenere una dispensa di religione mista, per rendere l’unione valida e per poter celebrare.
Le nozze con rito ortodosso sono molto caratteristiche, una vera e propria rappresentazione teatrale dove è in scena una sorta di danza.
La cerimonia si svolge in due momenti fondamentali: il fidanzamento e l’incoronazione. Solitamente i due rituali si svolgono in un unico giorno, ma c’è anche chi preferisce celebrarli in due giornate differenti.
Il Fidanzamento
Dopo la lettura della liturgia, i fidanzati si presentano alla porta d’ingresso della chiesa. L’uomo si pone a destra, la donna a sinistra. Sono seguiti da due testimoni.
Il sacerdote si muove incontro a loro, li benedice per tre volte e consegna ad ognuno dei due un cero acceso, con il quale gli sposi si avvicineranno all’altare.
All’altare ci sono due anelli, uno d’oro per lui ed uno d’argento per lei. Il sacerdote prende gli anelli e disegna tre croci sul capo di ciascuno. Quindi gli anelli vengono appoggiati agli anulari della mano destra e vengono scambiati tre volte tra i due futuri sposi. Questo gesto simboleggia la Santa Trinità. Successivamente gli anelli saranno indossati alla mano destra della sposa e dello sposo.
Incoronazione
Il sacerdote, seguito dagli sposi e dai testimoni, si dirige verso il tetrapodion, una piccola credenza dove si trovano una coppa di vino e due corone. Queste, a seconda delle tradizioni, possono essere di metallo, di fiori o di foglie.
Dopo la dichiarazione di “libera intenzione e fermo proposito di prendersi in sposi”, il sacerdote prende una corona, la fa baciare e la consegna al testimone, che la regge sul capo dello sposo accanto a lui.
Benedetta la coppa del vino, il sacerdote la offre per tre volte a ciascuno sposo. La condivisione del vino dallo stesso calice significa che nel matrimonio tutte le cose sono condivise equamente, con la promessa di condividere le buone e cattive vicissitudini del loro matrimonio.
Secondo alcune tradizioni, gli sposi vengono anche legati con un nastro simbolo della loro unione.
Le mani degli sposi sono incrociate. È a questo punto che prende il via la danza rituale, durante la quale gli sposi seguono il sacerdote in un triplice giro intorno al tetrapodion, una processione intorno al tavolo sacramentale, come se essi intraprendessero insieme i loro primi passi come moglie e marito, al canto di tropari. I testimoni sostengono da dietro le corone o i diademi. Le corone sopra la testa degli sposi significano che in un certo qual modo gli sposi diventano il “Re” e la “Regina” del loro “Regno”, la famiglia, che è parte integrale del Regno di Dio.
Alla fine della danza il sacerdote toglie la corona dalla testa dello sposo poi da quella della sposa e li invita a baciarsi, mentre gli invitati festeggiano e porgono auguri. Tuttavia mentre nel rito del matrimonio ortodosso ad amministrare il sacramento è il Pope in quello cattolico, ministri del matrimonio sono gli sposi, il celebrante è solo una sorta di testimone.